martedì 26 ottobre 2010

L'addio (1983)

La sceneggiatura è tratta dal romanzo breve “Addio a Matjora” di Valentin Rasputin e il film inizialmente fu concepito dalla regista Larisa Sepitko, moglie di Elem Klimov, morta tragicamente il primo giorno delle riprese del film nel 2 Giugno 1979 a causa di un incidente automobilistico assieme al fotografo e allo scenografo. Elem Klimov che ammirava la moglie in maniera straordinaria decise di prenderne la regia e finalizzarlo con l'aiuto del fratello German Klimov. Il risultato è un'opera profonda, fatta con il cuore lacerato. Matjora è un villaggio meraviglioso in imminente pericolo perché i Soviet sono decisi ad inabissarlo per costruirci una diga idroelettrica. L'anziana del villaggio Darya e alcuni degli abitanti non corrotti si rifiuteranno di partire e rimarranno lì fino alla fine, senza tradire i valori della loro terra (tema fondamentale e caro a Larisa Shepitko di cui se ne può ammirare nel suo capolavoro L'ascesa). Klimov ritrae Darya con compostezza e staticità come a simboleggiare la sua posizione interiore immutabile, lo fa attraverso l'uso di primi piani rivolti verso l'obbiettivo che ci permettono di osservare "da vicino" ogni tensione della sua anima. L'uso delle musiche di Alfred Schnittke e della fotografia di Vladimir Chukhnov donano all'opera un fascino potente come in quelle ampie inquadrature dei grandi incendi delle case (che ritorneranno con più violenza nell'ultimo capolavoro di Klimov Va' e Vedi) e nell'evocativa sequenza finale, dove il grande albero del villaggio si regge ancora vivo dalla catastrofe, circondato da una candida e fantasmagorica foschia che ne esprime tutta la sua eternità spirituale. É l'eternità di quella saggezza che vive ancora negli occhi pacati di Darya e degli abitanti, di tutto quello che rimane di Matjora.

1 commento:

  1. mmmmm.... in questi giorni, dopo aver visto "va' e vedi", mi sento molto russofilo, mi segno anche questo.
    grazie della segnalazione! :)

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